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Terapia parodontale non chirurgica: cos’è?

L'igienista dentale, dott.ssa Carola Romanò, al lavoro nello studio odontoiatrico di Amicodentista a Caronno Pertusella
Foto di Tara Winstead da Pexels

Cos’è la parodontite?

Partiamo dalle basi: la parodontite (o piorrea) è una malattia infiammatoria irreversibile che colpisce tutti i tessuti di sostegno dei denti (gengiva, osso, legamento parodontale). In poche parole questo disturbo crea uno stato di infiammazione del tessuto interno alla bocca tale da comportare la sua perdita progressiva, con conseguenze pesanti: mobilità degli elementi dentali prima e loro definitiva perdita poi.

I sintomi tipici della parodontite sono: sanguinamento e gonfiore gengivale, alitosi (alito cattivo), mobilità dentaria (denti che “ballano”), recessione gengivale (gengive che si ritirano), ascesso parodontale ed essudazione purulenta (pus). Tra i fattori di rischio per la piorrea: stress, fumo, diabete cattiva igiene orale.

Se la parodontite viene intercettata per tempo, nonostante la sua irreversibilità, c’è la possibilità di “congelarla” e impedirle di creare ulteriori danni. Uno strumento utile a questo fine è, appunto, la terapia parodontale non chirurgica.

Generalmente la parodontite è preceduta dalla gengivite, infiammazione reversibile delle gengive. A differenza della piorrea, questa infiammazione, infatti, non comporta alcuna perdita di tessuto e se trattata per tempo e con cura può recedere.

Terapia parodontale non chirurgica: in cosa consiste?

La terapia parodontale non chirurgica è il primo passo nel trattamento della piorrea nei suoi stadi iniziali: consiste nella rimozione dei fattori che la causano, ossia tartaro, placca batterica e strati superficiali del cemento radicolare. La procedura che il professionista dentale (dentista o igienista dentale) intraprende, quindi, non prevede l’incisione delle gengive.

Il percorso di trattamento è articolato in più fasi:

  • Istruzioni di igiene orale corretta e consigli specifici per le problematiche scatenate dalla parodontite (es. sacche gengivali);
  • Rimozione non chirurgica di biofilm batterico dalla superficie dentale. Il professionista verifica la profondità delle tasche parodontali (in uno stato di salute gengivale non devono essere più di 3-4 mm) e con l’ ausilio di strumenti manuali e ultrasonici rimuove i fattori di infiammazione (placca e tartaro) presenti sotto-gengiva.
  • Rivalutazione del caso a distanza di qualche mese e inserimento del paziente in un percorso di follow- up, che comprende controlli e sedute di igiene orale professionali periodici (le tempistiche sono soggettive).

La terapia non chirurgica funziona davvero?

La terapia parodontale non chirurgica, se effettuata per tempo, è in grado di dare risultati soddisfacenti nel trattamento della malattia. Rimuovendo l’accumulo eccessivo di placca e di tartaro dal cavo orale, infatti, i tessuti sono in grado di attivare il processo di guarigione che riesce a tamponare il naturale decorso della piorrea e a scongiurare, quindi, la perdita degli elementi dentali (edentulia). Il periodo di guarigione è variabile: dai pochi mesi all’anno.

La percentuale di successo della terapia non chirurgica è direttamente proporzionale alla compliance del paziente al livello domiciliare:pio stando alla letteratura scientifica, è pari all’80% per tasche con una profondità non superiore ai 6 mm. Contribuisce al buon fine del trattamento anche l’adozione di buone pratiche come smettere di fumare e adottare una buona igiene orale domiciliare.

Dott.ssa Carola Romanò
Igienista dentale

 NB: le informazioni riportate in questo articolo non sostituiscono in alcun modo un consulto, una visita o una diagnosi fornita da un medico o da un professionista sanitario. In caso di necessità, rivolgersi al proprio medico curante.

Fonti:

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