Geriatria

Come prendersi cura di una persona affetta dal morbo di Alzheimer?

Una signora anziana viene abbracciata da una giovane donna che le sorride
Foto di Andrea Piacquadio da Pexels

Convivere o prendersi cura di qualcuno a noi caro affetto da Alzheimer non è semplice. L’impegno materiale ed emotivo richiesto è parecchio. Questi pazienti, infatti, oltre a presentare problemi di memoria ed apatia, possono diventare particolarmente aggressivi, depressi o sospettosi nei confronti di chi è loro vicino e possono non essere più in grado di riconoscere i propri affetti.

Purtroppo – ad oggi – non esiste una cura per sconfiggere questa patologia: la terapia farmacologica proposta è utile solamente per gestire e rallentare l’insorgenza dei sintomi e dei disturbi correlati con la progressione della malattia, ma non per ottenere la guarigione.

Nostro compito come medici, personale socio-sanitario e come familiari è prenderci cura del paziente, anche se la malattia, inesorabilmente, farà il suo corso, con tempi e modalità diverse, anche se simili, per ogni persona.

Una buona possibilità di cura del malato affetto da Alzheimer e di prevenzione del peggioramento clinico è la terapia di orientamento alla realtà (ROT) che prevede di proporre attività per stimolare la memoria, il linguaggio e la socialità. Alcune di queste attività possono essere svolte anche a casa con l’aiuto dei familiari.

Che cos’è l’Alzheimer?

Il morbo di Alzheimer colpisce il sistema nervoso centrale e provoca un progressivo decadimento cognitivo, in una fase più avanzata seguirà un decadimento motorio e fisico.

In una prima fase il paziente tende a dimenticare gli eventi appena successi, dimentica dove ha appena riposto i suoi oggetti, non ricorda la lista della spesa, appare talvolta confuso e disorientato, non sa fare i calcoli più semplici e non ricorda che giorno è o in che stagione siamo. Gli episodi di confusione e disorientamento tendono ad aumentare con il passare del tempo, il paziente appare sempre più insicuro, incerto nelle cose da fare. Talvolta maschera la sua insicurezza con note di irritabilità e aggressività verbale che riversa sulle persone più care. Subentra poi disinteresse, apatia, spossatezza. È importante comprendere le difficoltà e il disagio che provano queste persone, supportarle e non perdere la pazienza anche se ripetono più volte le stesse cose. E non incolpiamole di pigrizia, superficialità o altro, non accusiamole di essere capricciose, poiché la causa del loro atteggiamento diverso è solo la malattia di cui sono affetti.

Come parlare con una persona affetta da Alzheimer?

  • Fondamentale è la comunicazione diretta e chiara: stare di fronte e vicino al proprio caro affetto da Alzheimer, mantenendosi alla stessa altezza, agevola la comprensione e la concentrazione;
  • Mantenere il contatto visivo;
  • Utilizzare frasi brevi e semplici;
  • Ripetere spesso il nome proprio della persona malata;
  • Rimanere calmi: un atteggiamento tranquillo e accogliente è in grado di non destabilizzare la persona con Alzheimer;
  • Non contraddirli ed essere accondiscendenti anche quando vengono riferite situazioni discostanti dalla realtà: eventi del passato vissuti come presenti, visione di persone non più in vita; richiesta di compiere azioni e svolgere attività che venivano svolte nel passato, etc…
  • Evitare di sottolineare e correggere gli errori e le dimenticanze. Ad esempio, se il familiare sostiene che sia domenica, nonostante il giorno giusto sia martedì, non insistere nella correzione, piuttosto optare per la distrazione cambiando argomento.

La gestione a casa

  • Creare una routine giornaliera ben scandita basata su attività e momenti regolari: questo garantisce una sensazione di sicurezza. Cercare di assicurare ritmi e orari ben precisi e regolari nell’arco della giornata, inoltre, favorisce il mantenimento del ritmo sonno/veglia, che spesso il paziente tende a perdere per l’avanzare del disorientamento temporo – spaziale;
  • Evitare continui cambiamenti sia nell’ambiente nel quale la persona vive (ad esempio nel mobilio), sia a livello di abitudini e ritmi quotidiani. Se introdurre cambiamenti diventa necessario, sarà opportuno tentare di farlo molto gradualmente.
  • Supervisione continua: soprattutto quando il paziente si trova in una fase avanzata della malattia ma è ancora in grado di camminare in modo spedito, è molto importante non lasciarlo solo a causa del concreto rischio di wandering (vagare senza meta e senza la capacità di ritrovare la strada del ritorno a casa). Inoltre, tante volte si dimenticano di chiudere i rubinetti, le pentole sui fornelli accesi, le chiavi di casa al mercato, per cui non lasciarli mai soli diventa assolutamente indispensabile.

Attività utili per i pazienti con Alzheimer da fare a casa e/o nelle strutture di degenza

Utile è stimolare le aree cerebrali colpite da deficit, come memoria, linguaggio e socialità con alcune semplici attività che possiamo proporre in un qualsiasi luogo: a casa o in una struttura di degenza.

Attività con stimoli sensoriali

  • Ascoltare della musica: scegliere melodie che piacciono al nostro caro, magari quelle legate alla sua gioventù, canzoni che siano rimaste nel cuore o che abbiano accompagnato un momento importante della sua vita. Tante volte, stupendoci, possiamo constatare che sono in grado di ricordare tutte le parole di una canzone vecchia e i ricordi legati ad essa.
  • Manipolare materiali di consistenze e colori diverse: questo permette di stimolare il tatto e la vista. Riconoscere gli oggetti, i materiali, le forme, i colori, riordinarli in base a regole precise o secondo criteri appena stabiliti, stimola la memoria e le capacità intellettive. 
  • Riconoscere i profumi: proporre differenti aromi, riconoscerli e distinguerli ( ad esempio l’aroma del caffè, della camomilla, delle spezie, i profumi dei fiori, etc…)

Attività di gruppo

Le attività di gruppo sono molto utili per i malati di Alzheimer perché favoriscono le capacità  di relazione e il desiderio di socializzare che tende a ridursi con il progredire della malattia. Tra le attività che si possono proporre ricordiamo:

  • Dipingere o colorare;
  • Ritagliare;
  • Leggere ad alta voce: sia quotidiani, sia romanzi;
  • Giochi da tavolo: carte, dama, scacchi, giochi in scatola (se necessario anche con regole semplificate)

Attività all’aperto

Spesso i pazienti affetti da Alzheimer gradiscono passeggiare all’aperto. Far riconoscere loro luoghi conosciuti, portarli nei loro posti preferiti e stimolare il ricordo di ciò che facevano negli anni passati è un esercizio molto utile. Far riconoscere le vie, le piazze, il nome degli alberi e dei fiori, il nome dei vecchi amici e conoscenti aiuta anche emotivamente a sentirsi meglio.

Un consiglio utile può essere quello di riproporre hobby e passioni coltivate in gioventù o anche fino a poco tempo prima della malattia, quali ad esempio: il giardinaggio, costruire oggetti, il lavoro a maglia e all’uncinetto, la pittura, il canto, il ballo, collezioni di oggetti, etc… Non importa se il lavoro non verrà eseguito in modo perfetto o completo, cerchiamo di incoraggiarli a proseguire e a tenersi impegnati in piccole attività, al di là del risultato finale.

Altre attività

Solo chi conosce bene il proprio caro sa esattamente come stimolare le sue aree di interesse e gradimento. Se leggeva sempre il giornale e non è più in grado di farlo, possiamo leggerlo ad alta voce per lui e poi chiedere di ripetere quello che abbiamo letto, magari un pezzettino per volta, commentandolo insieme. Se disinteressato, non insistiamo e cambiamo argomento o cambiamo attività.

Possiamo chiedergli di aiutarci nella gestione della casa affidandogli compiti semplici ma utili e sorvegliandolo, affinché riesca a portare a termine il compito, magari, se necessario, anche con qualche piccolo aiuto. Queste piccole attività gli permettono di continuare a sentirsi utile e importante. Spesso il cruccio che hanno è quello di sentirsi di peso e di non essere più in grado di fare nulla. Chiedere, ad esempio, di aiutarci a lavare e tagliare la frutta, la verdura, a piegare la biancheria, a riporre gli oggetti nel loro posto, gli permette non solo di stimolare le capacità intellettive, ma anche rinforza l’autostima e la fiducia in loro stessi.

Nelle case di cura, strutture di degenza o centri, possono essere proposte anche altre attività di stimolo interessanti:

  • Pet therapy – consiste nel prendersi cura di un animale, generalmente cane, gatto o coniglio, abituato al contatto umano. Personale esperto e animali selezionati e provvisti di certificazione per la pet therapy vengono impiegati per questo tipo di attività che prevede il prendersi cura dell’animale: spazzolandolo, nutrendolo, portandolo a spasso, accarezzandolo o facendolo giocare. Questa attività spesso viene proposta per stimolare canali di comunicazione diversi da quello verbale, nel paziente che tende a isolarsi e a chiudersi in se stesso o nel paziente arrabbiato. La pet therapy favorisce il rilassamento, il buon umore, le relazioni di gruppo, l’affettività.
  • Doll therapy – questo tipo di terapia prevede l’utilizzo di bambole per stimolare sentimenti di accudimento. La doll therapy riduce gli stati ansiosi e gli accessi di rabbia, favorisce il rilassamento e quindi ha effetti positivi anche sui disturbi del sonno e l’insonnia. Inoltre, se il paziente ha avuto modo di occuparsi di un bambino in passato, cullare una bambola o cantarle una ninna nanna è in grado di scatenare in lui ricordi positivi, rasserenandone l’umore.

8 consigli per chi si prende cura di un malato di Alzheimer

  • Ricordiamoci di gratificare sempre i nostri cari affetti da Alzheimer per ogni loro piccolo successo, per i piccoli aiuti che sono in grado di darci. Non perdiamo la pazienza se sono ripetitivi, non sgridiamoli se sbagliano. Ricordiamoci sempre chi sono stati e chi sono ancora per noi, anche quando loro non ricorderanno il nostro nome.
  • Non forziamoli a fare ciò che non desiderano.
  • Gratifichiamoli e viziamoli con attenzioni, coccole e offerta di cibo a loro gradito.
  • Non costringiamoli a mangiare o a fare ciò che piace a noi o solo ciò che noi vorremmo. Chiediamoci più spesso cosa desiderano loroSe desiderano riposare o fare attività.
  • Rispettiamo i loro ritmi e le loro risorse, anche quando si stanno esaurendo.
  • Impariamo ad accettare che non si può tornare indietro, ma solo tentare di rallentare l’evoluzione e la progressione della malattia che ha i suoi tempi e le sue caratteristiche, variabili da soggetto a soggetto.
  • Accettiamo i silenzi, la rabbia, il malumore, i momenti difficili, perché il nostro caro lotta contro una malattia invincibile.
  • Ricordiamoci di prenderci cura anche di noi stessi: ritagliare momenti per ricaricarsi è importante.

Solo così possiamo garantirgli la migliore qualità della vita: comprendendolo, ascoltandolo, restando al suo fianco senza forzarlo a fare ciò che non si sente o non è più in grado di fare.

E una buona qualità della vita va garantita fino all’ultimo istante con la nostra preziosa presenza e comprensione.

 Noi siamo qui per prenderci cura insieme a voi delle persone malate di Alzheimer, ma anche per dare supporto e consigli ai familiari, perché insieme possiamo fare di più!

Dr.ssa Marika Fanelli
Medico chirurgo esperta in Geriatria

Fonti: