Geriatria

Alzheimer, dai primi sintomi alla terapia

Particolare di una mano di un anziano, seduto, che tiene una pallina. Accanto a lui un'operatore sanitario che dà supporto.
Foto di Matthias Zomer da Pexels

Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza senile che colpisce le persone prevalentemente al di sopra dei 65 anni. Si tratta di una malattia neurodegenerativa, ad andamento evolutivo, che provoca atrofia delle cellule cerebrali, distruggendole e determinando l’insorgenza di un progressivo deterioramento delle funzioni cognitive e motorie. Generalmente, in una prima fase, i deficit cognitivi interessano l’area della memoria a breve termine (il paziente dimentica eventi appena accaduti), la capacità di apprendimento e di concentrazione. In una fase più avanzata subentra anche un decadimento fisico e motorio con perdita completa della autonomia.

Stando alle stime riportate dall’Istituto Superiore di Sanità l’Alzheimer in Italia colpisce circa il 5% delle persone con più di 65 anni e circa il 20% degli ultra-85enni, anche se in diversi casi può manifestarsi anche un esordio precoce intorno ai 50 anni, per un totale di circa 500 mila nuovi pazienti/anno.

Quali sono i primi segnali dell’Alzheimer

I sintomi precoci dell’Alzheimer solitamente compaiono tra i 60- 65 anni e riguardano:

  • perdita di memoria per eventi recenti (perdita di oggetti, difficoltà a ricordare cosa si deve fare o è appena stato fatto);
  • mancanza di interesse verso i propri passatempi o passioni;
  • perdita di iniziativa, momenti di confusione e disorientamento;
  • turbe del comportamento con comparsa di sospettosità, aggressività, irritabilità;
  • ansia e depressione;
  • insonnia o sonnolenza diurna;

In una fase successiva possono comparire:

  • difficoltà nel linguaggio: si dimentica il nome degli oggetti, si perde il filo del discorso, le risposte possono essere improprie, fuori luogo, per incapacità a comprendere le domande, l’eloquio povero e ripetitivo;
  • difficoltà nel seguire programmi o ricette di cucina: i processi basati su diversi passaggi mettono in difficoltà;
  • testardaggine, non ammissione delle difficoltà ad eseguire le consuete attività quotidiane;
  • apatia, insofferenza oppure opposizione, rifiuto delle terapie (paura di essere avvelenati).

La progressione dei sintomi e il grado di gravità con cui si presentano è molto variabile da persona a persona.

Come si manifesta l’Alzheimer in fase avanzata

Il morbo di Alzheimer riduce progressivamente e deteriora le capacità cognitive e motorie, compromette la memoria e genera disturbi di natura psicologica e comportamentale tanto da interferire con le normali attività quotidiane. In una fase più avanzata possono comparire:

  • idee deliranti;
  • allucinazioni;
  • affaccendamento: movimenti continui e afinalistici;
  • difficoltà nella deambulazione con scarso equilibrio e rischio di caduta;
  • confusione e grave disorientamento nel tempo e nello spazio;
  • irrequietezza diurna e/o notturna;
  • disturbi del sonno caratterizzati in particolare da risvegli frequenti durante la notte e fatica a riaddormentarsi; spesso le ore perse di riposo notturno vengono recuperate con sonnellini diurni con il rischio di inversione del ritmo sonno/veglia;
  • wandering, ossia vagare senza meta con il rischio di perdersi, anche in ambiente familiare; il girovagare notturno può essere pericoloso per il malato: per questo è importante mettere in sicurezza l’ambiente,
  • inappetenza, dimagramento, perdita della capacità di comunicare;
  • disfagia (difficoltà o impossibilità alla deglutizione e quindi alla assunzione del cibo).

Il progressivo declino psico-motorio conduce ad una perdita progressiva e completa delle autonomie funzionali: alla capacità di alimentarsi, di deambulare, di vestirsi / svestirsi, di occuparsi della casa e del proprio corpo in autonomia, con dipendenza da altre persone per tutte le comuni attività quotidiane.

Come si cura l’Alzheimer

Ad oggi purtroppo non esistono cure contro l’Alzheimer. Le terapie farmacologiche consigliate servono per gestire i sintomi scatenati dalla malattia, ma non è stata ancora scoperta una cura efficace per sconfiggere definitivamente la patologia o, almeno, per rallentarla.

Nei pazienti affetti da Alzheimer viene spesso utilizzata la terapia di orientamento alla realtà (ROT), una terapia non farmacologica che consiste nel fornire alla persona stimoli verbali, visivi e musicali in modo da aiutarla ad orientarsi nella quotidianità che la circonda, nell’ambiente e nello spazio. Attività tipiche di questa terapia sono esercizi di memoria, la lettura quotidiana dei giornali e il commento delle notizie, sfogliare foto personali e farsi raccontare il momento in cui l’immagine fu scattata o ascoltare musica e suonare strumenti (anche semplici) insieme.

Dr.ssa Marika Fanelli
Medico chirurgo esperta in Geriatria

Fonti: