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Guida allo Svezzamento: che cibi dare, quando e come

Una mamma che imbocca un bambino piccolo sul seggiolone
Foto di Sarah Chai da Pexels

Lo svezzamento è il periodo in cui il neonato passa dal mangiare solamente il latte (sia esso materno o artificiale) a introdurre gradualmente alimenti diversi dal latte per origine e consistenza come frutta, pastina, legumi, carne e pesce. La parola svezzamento , infatti, ha origine dal concetto di “disabituare il bambino al latte”.

Da che mese iniziare lo svezzamento?

Dopo un periodo di relativa variabilità da parte degli esperti del settore, ultimamente le linee guida internazionali sono abbastanza concordi sull’inizio dello svezzamento intorno ai 6 mesi di vita del bambino, quando le esigenze metaboliche del piccolo necessitano di ulteriori nutrienti, come proteine (che siano animali o vegetali), ferro, zinco e vitamine. Fino a 6 mesi, come ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si consiglia di nutrire il piccolo esclusivamente con latte materno (in primis) o latte adattato per bambini, per raggiungere i livelli di crescita e sviluppo ottimali.

E’ altresì vero che  le tempistiche per l’introduzione dei cibi solidi o semi solidi – ricorda il Ministero della Salute – dipendono da molte variabili: «specifiche esigenze nutrizionali, la crescita staturo-ponderale, il rapporto mamma-bambino, le esigenze specifiche della mamma e il contesto socio-culturale, lo sviluppo neurofisiologico e anatomo-funzionale», il fatto che il bimbo sia prematuro o meno e il suo stato di salute.

Solitamente se ci sono problemi di allattamento al seno molto precoci (intorno al quarto o quinto mese) la cosa migliore è consultare il pediatra e non iniziare lo svezzamento con l’introduzione della pappa. Piuttosto sarebbe utile introdurre il latte artificiale, che con la sua formula è in grado di garantire al piccolo tutti i nutrienti migliori per lo sviluppo. 

Svezzamento tradizionale o autosvezzamento?

L’autosvezzamento – rispetto allo svezzamento tradizionale – lascia una maggiore libertà ai genitori sugli alimenti da introdurre nella dieta rispetto alle tabelle definite dello svezzamento tradizionale: il piccolo, infatti, ha accesso – sotto stretta osservanza dei genitori e con i consigli del pediatra – ad alimenti diversificati decisi in base a scelte familiari.

Con l’autosvezzamento si seguono i tempi e le richieste del bambino. Non tutti i bambini accettano di buon grado la pappa esattamente al sesto mese. Questo periodo può variare dai 5 ai 7 mesi e i genitori possono avere un ruolo determinante in questa scelta. Tra il 6° e il 18° mese, al raggiungimento determinate tappe di sviluppo psicomotorio, avviene la capacità di deglutire cibi più solidi.

Sia che si scelga la strada dello svezzamento tradizionale, sia dell’autosvezzamento, il consiglio è quello di introdurre ogni nuovo cibo ogni 2/3 giorni. In questo modo si ha la possibilità di accorgersi di eventuali intolleranze ed allergie e poter identificare con certezza da cosa siano scaturite.

Per quanto continuare allattamento

Una volta iniziato lo svezzamento non è necessario abbandonare l’allattamento. Anzi. Nei primi anni di vita è consigliabile continuare a somministrare il latte, sia esso materno o artificiale, che diverrà gradualmente un alimento sempre meno essenziale della dieta della prima infanzia.

Svezzamento: che cibo dare in base ai mesi

E’ importante non avere fretta di introdurre tutti i componenti della dieta tra il 6° e 12° mese: ogni bambino ha i suoi tempi e le sue esigenze e non deve assumere necessariamente tutti gli alimenti entro l’anno di vita. Inizialmente il latte deve rimanere la fonte primaria di nutrienti. Durante il secondo anno, saranno gli alimenti complementari a diventare gradualmente sempre più importanti.

In linea di massima, si può tracciare una tabella temporale simile:

  • 6-8 mesi: introduzione della frutta e delle prime pappe. Queste sostituiscono 1-2 pasti al giorno. La pappa, in questo periodo, è abbastanza monotona e costituita da crema di riso o cereali, olio d’oliva, parmigiano, verdure e carne. Dopo l’introduzione della prima pappa si potrà somministrare la frutta al pomeriggio, eventualmente insieme allo yogurt. Dopo il settimo mese potrà essere introdotta la pappa serale a cena;
  • 9-12 mesi: si può aggiungere nella dieta carne cotta e tritata, verdura e frutta cotta in purea, verdura e frutta cruda tagliata a pezzetti (per esempio: banana, melone, pomodoro) e cereali (grano, avena). In questa fase potranno essere aggiunti i legumi decorticati come fonte proteica vegetale. Verso i 10 mesi il semolino potrà essere sostituito da pastina molto fine, tipo granulini o riso analogamente ridotto in piccoli pezzi. Qualsiasi tipo di frutta e verdura può essere introdotta gradualmente, se opportunamente sminuzzata. Importante evitare grosse quantità di cibi come pomodori, cetrioli e fagioli che possono risultare impegnativi per la digestione del piccolo;
  • 12-14 mesi: compiuto l’anno di vita il bambino può mangiare gran parte dei cibi che consumano anche gli altri membri della famiglia, a patto che siano facili da masticare e da deglutire, somministrandoli in pezzi progressivamente sempre più grossi. Rimangono indispensabili le indicazioni nutrizionali del pediatra per una dieta corretta e bilanciata. In questi mesi, solo se il bimbo non è più allattato al seno o artificialmente, è possibile introdurre il latte vaccino intero o latte di proseguimento, senza superare i 400 ml al giorno e l’aggiunta di biscotti per evitare un apporto eccessivo di proteine. In aggiunta alle pappe è possibile aggiungere una merenda nutriente, come lo yogurt.

Stando alle linee guida del Ministero della Salute, «l’apporto energetico complessivo, tra 1 e 3 anni, deve essere adeguatamente ripartito tra i diversi macro-nutrienti. Secondo le recenti indicazioni dei “Livelli di Assunzione di Riferimento ed Energia per la popolazione” (LARN) – IV revisione 2014, tale apporto dovrebbe derivare per il 50% dai carboidrati, per il 40% dai grassi e solo per circa il 10% dalle proteine. Riguardo ai cibi che apportano carboidrati, è opportuno moderare il consumo di alimenti e bevande con zuccheri aggiunti. Per quanto riguarda i grassi, 2-3 porzioni di pesce grasso (pesce azzurro, trota, salmone) alla settimana consentono di raggiungere le assunzioni raccomandate (EFSA) di grassi n-3 a lunga catena (250 mg giornalieri, di cui almeno 100 di DHA)».

Svezzamento: quali cibi evitare

  • Fritti
  • Prodotti industriali eccessivamente processati
  • Alimenti molto zuccherati
  • Cibi molto salati o piccanti
  • Thè, caffè e cacao

I cibi per i piccoli, di regola, devono seguire le classiche regole della sana alimentazione dell’adulto: non devono essere troppo sapidi per non abituare il bambino a sapori troppo forti che potrebbero portarlo a rifiutare gli alimenti meno sapidi ma più “nobili”.  E’ importante evitare, inoltre, che i bambini consumino quantità eccessive di un solo alimento (es. biscotti, prosciutto, gelato, ecc).

Cosa fare se il bimbo rifiuta un alimento?

Se un bambino rifiuta un determinato alimento, la cosa da fare è non forzarlo. I piccoli, infatti, possono essere sensibili a cambi di consistenza, sapori o colori dei cibi e scegliere di non voler mangiare un determinato piatto. Questa dinamica è piuttosto comune e non è necessario allarmarsi. In questi casi la cosa migliore da fare è non insistere, così da non innescare un blocco totale verso quel determinato alimento, ma sospenderlo temporaneamente e riproporlo dopo 10-15 giorni, magari cucinato in un altro modo.

Lo stesso approccio è da mantenere se, invece, si è di fronte a un bambino selettivo, ossia un bimbo (solitamente tra i 18 mesi e i due anni) che presenta un rifiuto totale verso un determinato alimento. La cosa principale è, come genitori, di non agitarsi e non forzare il bambino. Trasmettere un messaggio di preoccupazione legato all’alimentazione non fa il bene del piccolo. Piuttosto tenere presente il quadro generale della situazione: non è fondamentale che un bambino mangi tutto, è fondamentale che un bambino abbia tutti i nutrienti di cui ha bisogno per il suo sviluppo nella giusta proporzione (carboidrati, proteine e lipidi). Quindi, ad esempio, se un bambino si rifiuta di mangiare il pollo, assicurarsi che nella sua dieta abbia altre fonti proteiche (come possono essere ad esempio i legumi). Il cibo rappresenta un forte legame psicologico tra genitori e bambino: l’atteggiamento assunto da genitori e figli legato all’alimentazione innesca spesso problematiche.

Svezzamento e problemi intestinali

L’intestino dei bambini, soprattutto nei primi mesi di vita, è particolarmente sensibile. Quindi disagi come rigurgiti, vomiti o alterazioni delle scariche possono avvenire facilmente sia nei primi mesi con l’allattamento sia durante lo svezzamento. Se i problemi sono importanti e persistono, avvisare il pediatra.

Dr. Aristide Francesco Cotta Ramusino
Pediatra

Fonti:

Questo articolo non sostituisce in nessun modo una visita con uno specialista. In caso di necessità rivolgersi a un medico.