pediatria

Displasia anca nei bambini: come riconoscerla

Il dottor Cotta Ramusino, pediatra, mentre esegue una ecografia alle anche

Nella displasia evolutiva all’anca è fondamentale una diagnosi precoce per poter risolvere e prevenire problemi futuri. Ad oggi esiste uno strumento di screening efficace, indolore ed economico in grado di rilevare questa patologia fin dai primissimi mesi di vita dei bambini: si tratta dell’ecografia dell’anca infantile.

Che cos’è la displasia dell’anca?

La displasia dell’anca (conformazione allargata della cartilagine acetabolare nel lattante) è la condizione congenita precoce che porta, se non trattata, alla lussazione dell’anca (ossia alla posizione del femore fuori dall’acetabolo). Un lattante (bimbo di 0-7 mesi) che presenta displasia all’anca può, nella maggior parte dei casi e se trattato precocemente, risolvere la situazione ed arrivare a camminare normalmente, senza zoppie o difficoltà. Per raggiungere questo obiettivo la diagnosi precoce è essenziale (ecografia alle anche).

Esistono, tuttavia, alcuni campanelli d’allarme che possono far sospettare una displasia all’anca: parliamo di segni clinici (come asimmetria delle pliche cutanee o dismetria degli arti) e manovre particolari eseguite dal pediatra che possono porre il sospetto diagnostico di una displasia all’anca. La conferma di displasia arriva sempre da un esame strumentale.

Prima dell’avvento dell’ecografia come strumento diagnostico era uso fare una radiografia a 6 mesi per scoprire se vi era una lussazione dell’anca e poterla trattare. Con l’ecografia alle anche è possibile anticipare la diagnosi: questo tipo di screening, infatti, è eseguibile già su neonati (0-7 mesi) e, inoltre, non prevede radiazioni – a differenza della radiografia – per il bambino.

Se non trattata, la displasia all’anca porta alla lussazione dell’anca, una patologia che può presentarsi a tutte le età. In genere è di origine traumatica, congenita o legata a patologie più complesse. La lussazione dell’anca infantile – se non si effettuano screening – viene scoperta a 12-24 mesi quando il bambino, iniziando a camminare, presenta zoppia.

Le cause principali della displasia dell’anca nei bambini

Quando si parla di displasia dell’anca nei bambini, i fattori di rischio maggiori che possono incidere sulla sua comparsa sono sostanzialmente quattro:

  • Familiarità/etnia: presenza di parenti che abbiano già presentato la displasia dell’anca da bambini. Nell’Europa centro settentrionale é una patologia frequente. Si tratta, quindi, di un difetto congenito che può essere ereditario. In Italia la frequenza è maggiore al Nord rispetto al Sud;
  • Sesso: il bacino della donna è più allargato rispetto all’uomo e predispone a questa patologia. In alcune popolazioni la lussazione congenita delle anche è molto frequente (fino a 1/200 nelle femmine);
  • Presenza di altre anomalie muscolo-scheletriche;
  • Parto podalico: ossia quando il bambino nasce di piedi (in genere con taglio cesareo), perché il feto in utero è costretto a tenere la anche in una posizione anomala.

Quali sono i sintomi della displasia all’anca nel neonato? 4 segnali da monitorare

Lo screening clinico viene fatto a tutti i neonati e lattanti attraverso le manovre di Ortolani (segno dello scatto d’anca) e Barlow (riduzione dell’abduzione) durante le visite periodiche con il pediatra. Tuttavia esistono alcuni segni e sintomi che possono essere letti come campanelli d’allarme anche dai genitori e possono essere utili per riconoscere un caso sospetto di dispalsia:

  • Dismetria: Quando il bambino è sdraiato sulla schiena (supino) su una superficie abbastanza rigida tenendo le ginocchia e le anche piegate a 90 gradi, una delle due ginocchia risulta più bassa dell’altra;     
  • Asimmetria delle pliche cutanee: le pieghe tra coscia e inguine sono asimmetriche tra una gamba e l’altra (non è detto, però, che tutti i neonati con questa caratteristica abbiano displasia dell’anca);        
  • Una delle due gambe potrebbe essere più lunga dell’altra;
  • Riduzione dell’abduzione: il bimbo, al cambio del pannolino, potrebbe mostrare una rigidità maggiore su uno dei due lati dell’anca;

Come si effettua la diagnosi di displasia all’anca

In caso di dubbio all’esame clinico il pediatra può richiedere un esame strumentale :

  • Ecografia alle anche (metodo di Graf): è uno strumento, applicato dagli anni Novanta, che ha rivoluzionato l’approccio a questa problematica e si è imposto come metodo di screening per tutti i bambini: è economico, indolore, veloce, efficace ed evita l’esposizione a radiazioni. Ottimo per esaminare i tessuti cartilaginei non ancora ossificati del neonato o del lattante. Il metodo di Graf stabilisce una classificazione ai fini della diagnosi e del trattamento. Il metodo è stato scoperto nel 1980 con l’avvento dell’ecografia. Può essere eseguito fino ai 6-7 mesi. Può essere ripetuto più volte e permette la visualizzazione dinamica della displasia / lussazione (Manovra di Harken). Non dà radiazioni (ultrasuoni). E’ operatore-dipendente quindi va eseguita da medici esperti;
  • Radiografia alle anche: esame che può essere sempre eseguito. Acquista valore, dai 4-6  mesi di vita del bambino. Visualizza bene le parti ossee, non le cartilagini e i tessuti molli. Può essere ripetuto ma dà radiazioni. Non è operatore-dipendente.

Esame o screening ?

  • L’ecografia dell’anca infantile secondo il metodo di Graf è ormai riconosciuta da pediatri, ortopedici, radiologi come metodo di elezione per fare diagnosi di displasia dell’anca infantile (ricordo che non era cosi “scontata” 30 anni fa). Resta invece aperta la questione dello screening di massa, dove si intenda utilizzare l’ecografia come esame di riferimento per esaminare tutti i lattanti indipendentemente dai fattori di rischio o dai segni clinici. Le società scientifiche americane ed europee non hanno trovato un consenso a riguardo e l’Italia è rimasta nel mezzo. Non mi dilungo sui pro e contro dello screening di massa mediante l’ecografia (economici, etici e altro), ricordo solo che la manovra di Ortolani / Barlow e i segni clinici purtroppo non danno la certezza di trovare tutte le displasie / lussazioni. Gli unici metodi certi sono l’ecografia e la radiografia.
  • L’iter in genere parte dallo screening o dal sospetto clinico che portano all’esecuzione di una ecografia (entro i 4-6 mesi di età) e quindi dallo specialista ortopedico che in base all’età e alla gravità della displasia deciderà di attendere un mese e ripetere l’esame o di trattare con un divaricatore morbido il lattante sempre con controllo ecografico ogni mese. La durata e la risposta del trattamento e la guarigione sono legata dall’età del soggetto e dalla gravità della displasia. Per questo motivo l’ecografia è diventata così importante rispetto alla radiografia: poiché può fare diagnosi già a 0-2 mesi di vita quando un trattamento precoce è molto più efficace rispetto a una radiografia che si esegue a 4-6 mesi quando le possibilità di correzione sono già in parte compromesse. Generalmente, comunque, con una terapia efficace e precoce il difetto viene risolto in pochi mesi con una terapia incruenta. Un trattamento iniziato dopo i 6 mesi con  gessi, divaricatori rigidi e chirurgia danno risultati purtroppo insoddisfacenti.

Conseguenze di una displasia non trattata

La displasia dell’anca è di grado variabile:

  • i casi più gravi vengono “intercettati” con la clinica e curati;
  • i casi medio-leggeri possono sfuggire alla clinica ed evolvere in anche instabili che possono dare poi problemi di lussazione tardiva o artrosi anche a 50-70 anni di vita.

Come si cura la displasia all’anca

  • Tutore: si tratta di divaricatori o tutori morbidi che, nei neonati, fino a 6 mesi di vita circa, aiutano la testa del femore a collocarsi correttamente all’interno dell’anca e, quindi, a svilupparsi nel modo più giusto. Il divaricatore deve essere indossato dal bambino secondo le indicazioni date dal medico, che prescriverà quello più adatto al singolo caso. Il piccolo non proverà alcun dolore durante il trattamento;
  • Gessi da indossare per uno o due mesi e che vengono cambiati ogni mese;
  • Intervento chirurgico: riservato ai casi più gravi. Si interviene in modo deciso per riposizionare correttamente anca e testa femorale.

Rimedi “fai da te” contro la displasia dell’anca nel neonato

Non esistono cure casalinghe contro la displasia congenita dell’anca nei bambini. Rimedi come il doppio pannolino, il triplo pannolino o il pannolino imbottito non hanno evidenze scientifiche a supporto della loro efficacia. Allo stesso modo eseguire esercizi non prescritti direttamente da un medico che abbia visitato il bambino e ne conosca la storia clinica personale può rivelarsi controproducente e dannoso. Importante fare una diagnosi precoce e sicura e farsi trattare poi da uno specialista.

Dr. Aristide Francesco Cotta Ramusino
Pediatra

Le informazioni contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo una visita specialistica. In caso di necessità, rivolgersi a un medico.

Fonti: