Ginecologia

Vulvodinia: come riconoscerla, cause e a chi rivolgersi

Una donna che sta male ed è a letto
Foto da Pexels

La vulvodinia è una malattia invisibile che provoca un forte dolore persistente nell’area della vulva. Senza dare alcun segno di lesioni o di irritazione nella zona interessata. Il dolore è tale provato da chi ne soffre da poter rendere le normali attività quotidiane difficoltose. Negli ultimi anni, anche grazie all’attivismo dei pazienti vulvodianci, ad esempio di un personaggio pubblico come Giorgia Soleri (modella e scrittrice), si è accesa una luce su questa patologia.

Quali sono i sintomi della vulvodinia

La vulvodinia è una malattia difficile da diagnosticare: non esistono segni esterni che ne denotino la presenza. Il dolore avvertito dalle persone che ne soffrono non è legato a lesioni o segni visibili. Per arrivare a una diagnosi, dunque, è molto importante la fase di anamnesi della paziente, della raccolta e dell’ascolto dei sintomi percepiti e dell’esclusione di altre possibili cause (diagnosi differenziale).

La vulvodinia, solitamente, comporta:

  • Dolore/bruciore persistente nella zona della vulva, che talvolta si può estendere all’interno coscia, ai glutei e alla zona anale. Il dolore si può manifestare come fitte particolarmente intense o rimanere costante. Questo malessere può essere causato da un evento specifico (esempio: rapporto sessuale, inserimento di un tampone vaginale, accavallare le gambe) o può presentarsi spontaneamente.

Un dolore cronico di questo tipo può essere particolarmente invalidante e influire negativamente sulla qualità della vita di chi ne soffre limitando le attività quotidiane e riducendo il desiderio sessuale. L’impatto è grande e può comportare anche l’insorgenza di ansia e depressione.

La vulvodinia può essere associata ad altri disturbi, con cui non va confusa: vaginismo (contrazione involontaria dei muscoli della vagina alla penetrazione, che provoca dolore), cistite interstiziale, dismenorrea (forti dolori mestruali) o sindrome del colon irritabile.

Come riconoscere la vulvodinia: la diagnosi

Come già accennato la diagnosi di vulvodinia è differenziale, ossia si procede per esclusione di altre patologie come infezioni o infiammazioni (che però solitamente presentano segni visibili), secchezza vaginale in menopausa, fibromialgia o malattie come la malattia di Behçet o la sindrome di Sjörgen. Questo può comportare un ritardo nel riconoscimento della malattia.

Il ginecologo in fase di visita raccoglie l’anamnesi della paziente, raccoglie e ascolta i sintomi percepiti (il dolore è generalizzato o circoscritto ad un punto specifico, è spontaneo o viene innescato da qualche evento, che tipo di dolore viene percepito, come potrebbe essere descritto) ed esclude altre possibili cause.

Cosa causa la vulvodinia?

Purtroppo ad oggi non è stata ancora individuata con certezza la causa della vulvodinia. Le ipotesi attualmente al vaglio riguardano aspetti diversi, talvolta interconnessi tra loro: infezioni ripetute, traumi fisici (interventi chirugici che interessano la vulva), traumi legati alla sfera sessuale come abusi, violenze o rapporti particolarmente dolorosi, traumi psicologici, l’uso di biancheria sintetica o abiti troppo stretti, detergenti intimi aggressivi o microtraumi dati da attività sportive come equitazione o spinning.

La vulvodinia sembra stimolare una risposta immunitaria e nervosa eccessiva, che provoca irritazione locale e una percezione del dolore abnorme rispetto allo stimolo.

Cosa fare se si sospetta di soffrire di vulvodinia

Il consiglio, come in qualsiasi altro caso di sospetta patologia o di presenza di sintomi, è quello di rivolgersi a un ginecologo. Sarà poi il medico a effettuare una diagnosi e indicare le conseguenti possibili terapie.

Consigli per chi soffre di vulvodinia

  • Indossare biancheria intima non colorata in cotone
  • Non usare collant, perizomi e body e tutti i tipi di abiti stretti o con cuciture importanti nella zona pelvica: stringendo sulla zona vulvare possono acutizzare il dolore
  • Non indossare la biancheria intima durante la notte o ogni volta che è possibile
  • Non usare tamponi interni o coppette durante il ciclo mestruale, ma preferire assorbenti esterni in cotone senza deodoranti o profumi
  • Per alleviare il dolore durante i rapporti sessuali utilizzare un lubrificante, su consiglio medico
  • Dopo la minzione o dopo un bidet, asciugati senza sfregare ma tamponando la zona
  • Evita sport che possano causare microtraumi alla zona vulvare come equitazione, spinning, ciclismo ecc.

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Fonti