Dolore pelvico cronico, sensazione di spilli e di bruciore ai genitali, fastidio durante e dopo i rapporti sessuali. Questi sono solo alcuni dei sintomi che sperimenta chi soffre di vulvodinia. Una malattia invisibile invalidante che va a intaccare notevolmente la qualità della vita di chi ne è affetto.
Questa patologia purtroppo non è rara (ne soffre circa il 12-15% delle donne italiane). Tra queste anche Giorgia Soleri, modella, attrice e influencer. La compagna del frontman dei Maneskin, Damiano David, utilizza la sua piattaforma social come megafono per creare consapevolezza e sensibilizzare riguardo la vulvodinia, raccontando la sua battaglia quotidiana. «Niente jeans stretti, niente collant, niente cibi acidi, niente alcool, niente zuccheri, niente mutande colorate o sintetiche, niente uscite serale, niente di niente. Anche programmare una vacanza diventa un incubo sapendo che potresti passarla sdraiata in un letto a soffrire – aveva raccontato in un post la modella -. Quando ho finalmente dato un nome a tutto questo ho scoperto non solo di non essere sola, ma che le donne affette da questa patologia sono tantissime e tutte hanno in comune questa sensazioni di essere state totalmente abbandonate nel loro dolore, ho promesso a me stessa che avrei lavorato ogni giorno per fare in modo che nessuno si sentisse più così. Non siamo colpevoli, non siamo rotte e non siamo difettose. Siamo malate e meritiamo comprensione e rispetto».
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Cos’è?
La vulvodinia è una patologia che provoca dolore cronico (persistente per almeno 3-6 mesi) nell’area dei genitali esterni femminili. Tale dolore può essere continuativo o intermittente, scatenato da un evento particolare o spontaneo. Nella maggior parte dei casi la vulvodinia si manifesta come fastidio vulvare e difficoltà e dolore durante i rapporti sessuali. Questa condizione, quindi, risulta particolarmente invalidante e va a incidere notevolmente sulla qualità della vita della persona che ne è affetta.
In Italia si stima che il 12-15% della popolazione femminile soffra di vulvodinia. Nonostante l’incidenza non trascurabile e il suo impatto sulla quotidianità delle Pazienti, la diagnosi non sempre arriva per tempo. Spesso possono passare mesi o anni prima che questa condizione venga riconosciuta a causa della sua difficile identificazione.
Sintomi
- Irritazione vulvare;
- Bruciore vulvare;
- Gonfiore alle labbra vaginali esterne;
- Dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia), durante l’attività sportiva (es. equitazione, ciclismo, motociclismo, spinning…) o anche solo stando sedute;
- Dolore dopo i rapporti sessuali;
- Fastidio al contatto del vestibolo vaginale;
- Secchezza intima;
- Arrossamento;
- Infezioni ricorrenti.
Come si diagnostica la vulvodinia?
La vulvodinia può essere diagnosticata attraverso:
- Swab test (o Q-tip test): il ginecologo si serve di un tampone simile a un cotton fioc per esercitare una leggere pressione all’interno della zona vestibolare della vagina (tra il canale vaginale e le piccole labbra) in punti specifici. Lo scopo è quello di verificare empiricamente il grado di dolore provocato da una minima stimolazione dei genitali esterni;
- Vulvagesiometro: strumento in grado di quantificare il dolore avvertito dalla vulva;
- Elettromiografia: per verificare la reazione del muscolo elevatore (che in caso di vulvodinia è eccessiva);
- Escludendo altre patologie che possono dare sintomi simili.
Per poter parlare di vulvodinia, come già citato, il dolore deve essere presente da almeno 3-6 mesi.
Cause
Le cause della vulvodinia non sono ancora note. Esistono diversi fattori che, insieme, possono combinarsi e portare alla sua comparsa, come ad esempio:
- Infezioni e infiammazioni genitali ricorrenti (es: cistite, vaginite);
- Fibre nervose della zona vestibolare della vulva più numerose;
- Ipercontrattilità della zona genitale;
- Abitudine ad indossare biancheria o indumenti troppo stretti;
- Utilizzo di detergenti intimi aggressivi;
- Sostanze chimiche;
- Traumi fisici;
- Traumi psicologici.
Cosa fare se si soffre di vulvodinia?
Una diagnosi di vulvodinia non esclude la possibilità di riconquistare serenità e benessere. Questa condizione dolorosa – soprattutto se si presenta con comorbilità – può essere trattata grazie ad un approccio medico / sanitario multidisciplinare, che può coinvolgere, ad esempio: ginecologo, riabilitatore del pavimento pelvico (ostetrica / fisioterapista), neurologo, psicologo, psichiatra, gastroenterologo, nutrizionista e urologo.
Nel trattamento della vulvodinia possono essere previsti:
- Farmaci;
- Riabilitazione del pavimento pelvico;
- Percorso psicoterapeutico individuale o di coppia;
- Dieta specifica;
- Chirurgia (riservata ai casi più gravi).
Dott.ssa Sabrina Allegra
Ostetrica
Fonti:
- Associazione Italiana Vulvodinia
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