Fare il medico odontoiatra significa essere in costante contatto con la natura più profonda dell’essere umano: è infatti fondamentale coinvolgere il paziente in una relazione che si realizzi lungo il percorso delle sue cure, sapendo che ritrovare il sorriso spesso equivale a ritrovare sé stessi.
Aprire la propria bocca dal dentista è come aprire la porta della propria casa; ecco perché è importante trattare il cosiddetto “stato d’ansia da dentista” mediante il dialogo personale o attraverso le tecniche più avanzate di eliminazione del dolore o quelle più innovative e sorprendenti di ansiolisi.
Paura del dentista: origini e rimedi odontoiatrici
Perché abbiamo paura di andare dal dentista? Questo atteggiamento nasce spesso da esperienze precedenti negative oppure perché abbiamo precisa coscienza di cosa ci verrà fatto una volta seduti sotto la lampada nello studio dentistico.
La tecnica di ansiolisi consente di liberare il paziente dalla paura, a cui subentra la sensazione positiva del post seduta. In prima visita, il paziente e il suo stato vengono attentamente valutati prima dell’inizio delle cure (anamnesi, colloqui etc.); al contempo la sua ansia, strettamente soggettiva, viene “quantificata” con dei test specifici che permettono poi la corretta calibrazione della tecnica di ansiolisi. In caso di timore ben presente, anche se non dichiarato, i test suggeriscono l’applicazione delle sole tecniche di sedazione cosciente oppure la completa analgesia, per mettere in ogni caso il paziente a proprio agio.
Tale stato di tranquillità consentirà al paziente di affrontare nel migliore modo possibile l’intervento e diminuire i rischi legati allo stress da intervento. Il post intervento avrà altresì un decorso decisamente più gradevole, poiché avendo a disposizione un accesso venoso si potranno somministrare i farmaci idonei a consentire al nostro paziente una notevole riduzione dell’edema e del dolore legato all’intervento, agevolato dal fatto che gli sarà così consentito riposare serenamente per tutta la restante giornata.
Ansiolitici sì, ma sempre sotto controllo
La sedazione più efficace può essere realizzata mediante la somministrazione degli ansiolitici per bocca e per via endovenosa. La procedura viene eseguita sotto stretto controllo dei parametri vitali attraverso un attento monitoraggio (frequenza cardiaca, pressione sanguigna, saturazione di ossigeno).
In un test di gradimento, su oltre 500 persone il voto medio attribuito a questo tipo di prestazione è stato 9,87 su 10.
Riassumendo brevemente, ecco le tipologie di paziente per il quale è consigliata e ricorre l’indicazione alla sedazione endovenosa:
- paziente ansioso, fobico
- paziente fragile
- paziente non collaborante (es. riflesso faringeo)
- interventi di implantologia/chirurgia lunghi e complessi
Articolo scritto da uno dei medici affiliati Amicodentista